Nella serata conclusiva degli US Open, è emerso il talento più cristallino del momento: Carlos Alcaraz si è consacrato nuovo numero uno del mondo, un destino che sembrava ormai inevitabile. Lo spagnolo ha alzato al cielo americano il suo sesto titolo Slam in carriera, superando Jannik Sinner in quattro set. La finale, a tratti meno avvincente di quanto si potesse sperare, ha visto un Alcaraz in stato di grazia contrapposto a un Sinner in evidente difficoltà. L`italiano ha pagato caro un servizio incostante, con una percentuale di prime palle ferma al 48% – un dato insufficiente per fronteggiare un avversario così determinato e in forma. Alcaraz ha dimostrato una potenza e una precisione quasi inarrestabili, dominando gli scambi (con un impressionante 112 punti vinti contro gli 89 di Sinner) e non mostrando alcuna pietà.
Se a Wimbledon Jannik era riuscito a reagire con forza dopo aver perso il primo set, questa volta la sua reazione si è limitata al solo secondo parziale. Per il resto, è stato un vero e proprio monologo dello spagnolo, che ha mantenuto un ritmo altissimo (a tratti persino isterico) per quasi tre ore di partita, concedendo il suo servizio una sola volta.
Il servizio croce e delizia di Sinner
È stato proprio il servizio, lo ribadiamo, il tallone d`Achille di Jannik. Non riuscire quasi mai a piazzare la prima palla nei momenti cruciali si è rivelato un errore fatale contro un giocatore esplosivo, preciso e metodico come Alcaraz. Il destino della finale si è deciso in gran parte su questo aspetto, lasciando un po` di amaro in bocca agli appassionati italiani. Da domani, le classifiche ATP subiranno un importante rimescolamento ai vertici, con un nuovo leader. Tuttavia, Jannik possiede tutte le carte in regola per riscattarsi e puntare nuovamente allo scettro, nonostante il calendario offra poche opportunità per accumulare punti importanti da qui alla fine della stagione.
La delusione subita sull`Arthur Ashe fungerà sicuramente da stimolo ulteriore per l`azzurro, che cercherà di ritrovare al più presto il suo miglior tennis. Una cosa è certa: il Jannik che ci ha abituato a grandi prestazioni e a un gioco brillante non è la versione appannata (seppur per merito dell`eccezionale Alcaraz) che abbiamo ammirato in questa sfortunata serata.