Sab. Ago 9th, 2025

Carlo Nesti: Riflessioni sullo Stato del Calcio Italiano

In queste pagine, raccolgo alcuni pensieri e riflessioni sul calcio italiano, spaziando dalla Nazionale ai club, dai problemi strutturali alle dinamiche del mercato. Partiamo da una constatazione che fa male…

Ranking FIFA: Perché Siamo Solo Undicesimi?

Proprio nel giorno che dovrebbe celebrare i trionfi del passato, come il Mondiale 1982, arriva la doccia fredda: il ranking FIFA ci relega all`undicesimo posto. Un momento davvero difficile! Dopo la sconfitta contro la Norvegia, ho provato a sintetizzare i fatti e i problemi che affliggono il calcio italiano e, in particolare, la nostra Nazionale. Ripropongo qui quella sintesi, lasciando a voi il compito di valutarne l`importanza.

I Fatti

  • A livello di club, 1 sola Champions League conquistata negli ultimi 15 anni.
  • A livello di Nazionale, ben 2 Mondiali consecutivi saltati.
  • L`Italia eccelle e vince quasi esclusivamente a livello giovanile.

I Problemi

  • La difficoltà nella scelta del Commissario Tecnico più adatto.
  • L`eccessiva presenza di giocatori stranieri: circa il 60% in Serie A.
  • La scarsissima percentuale di Under 21 impiegati in Serie A: appena il 3-5.5% (dati variabili ma sempre bassi).
  • Lo scarso “appeal” e valore percepito della maglia Azzurra rispetto agli ingaggi dei club.
  • Il peso minore della Federazione rispetto ai potenti club.
  • Il costante miglioramento della concorrenza calcistica estera.
  • La mancanza di fuoriclasse evidenti, dopo l`era Del Piero e Totti, con il solo Donnarumma a distinguersi.
  • Un minore addestramento e attenzione alla tecnica di base nelle scuole calcio.
  • L`enfasi eccessiva, fin da bambini, su tattica e preparazione fisica.
  • La disabitudine dei difensori alla marcatura a uomo, prevalendo le marcature a zona.
  • La scarsità di attaccanti di alto livello paragonabili al passato.
  • La fine dell`epoca del calcio spontaneo di strada o d`oratorio.
  • Il predominio delle scuole calcio a pagamento.
  • Le interferenze dei procuratori nelle categorie giovanili.
  • Un livellamento verso il basso del nostro campionato di Serie A.
  • L`assenza di “blocchi” di giocatori provenienti da un`unica squadra dominante (tipo-Juventus in passato) che potevano fare da ossatura per la Nazionale.
  • Una maggiore attenzione dei giovani verso altri sport.
  • Il crollo del tasso demografico in Italia, riducendo il bacino potenziale di talenti.
  • La super-pressione mediatica e poi dei tifosi.
  • Una minore predisposizione dei giovani ai sacrifici richiesti dal calcio di alto livello.

Come si vede, è una lista lunga e, a primo impatto, può incutere timore. Tuttavia, è importante mantenere una visione positiva e ricordare che molti di questi problemi non sono esclusivi del calcio italiano, ma si riscontrano anche altrove. Inoltre, la storia ci insegna che il calcio italiano, anche nei momenti più critici, ha saputo trovare la forza per reagire e ottenere grandi risultati. Speriamo accada anche stavolta.

Pensiero Personale: Il Calcio Che Cambia

Il calcio e i calciatori che ho ammirato negli anni Ottanta, Novanta e Duemila appartengono a un`epoca che non tornerà più. Possiamo solo sognarli. Il futuro non sarà necessariamente migliore o peggiore, ma semplicemente “diverso”. Il mondo è cambiato, e con esso il calcio. Eppure, c`è un pensiero che non mi abbandona e mi infonde speranza. Con una generazione di giocatori considerati medi, senza veri fuoriclasse a parte Donnarumma, siamo riusciti a vincere un Campionato Europeo. In quell`occasione, abbiamo mostrato automatismi di gioco che mi aspettavo solo nelle squadre di club. Ciò dimostra che, in un lasso di tempo breve, le “congiunzioni astrali” del calcio possono portare a risultati quasi miracolosi. La condizione fondamentale, però, è riuscire ad arrivare alle fasi finali delle competizioni. Senza quella base, nemmeno l`aiuto divino può servire.

La Situazione in Casa Toro

Ogni giorno, il tifoso del Torino si chiede quando cambierà la proprietà del club. La brillante carriera imprenditoriale di Urbano Cairo non ha trovato un corrispettivo nella crescita sportiva della società granata. Su questo tema, ho sempre considerato due ipotesi principali: 1) Nessuno è realmente interessato all`acquisto del Toro e non bussa alla porta di Cairo; 2) Ci sarebbero potenziali acquirenti, ma sono scoraggiati dalle richieste economiche di Cairo, stimate intorno ai 250/300 milioni. Escludo l`ipotesi che gli Agnelli-Elkann vogliano mantenere una sola squadra in città, poiché questa logica apparteneva al secolo scorso. La realtà attuale del calcio italiano vede circa la metà delle squadre di Serie A e B controllate da fondi di investimento o proprietà straniere. Perché non si interessano al Toro, un club con potenziale di stadio da acquisire e sviluppi di marketing evidenti? Sembra che spaventi la legittima ambizione della tifoseria. Avendo come riferimenti storici il Grande Torino, Meroni, Pulici e Ferrini, e percependo il club come una realtà di grande prestigio, i tifosi hanno una “fame” di risultati sportivi, che mancano da circa vent`anni. Come evidenziato da alcune analisi, se la storia di un club non impone ai proprietari la necessità assoluta di vincere trofei, il lavoro degli investitori è molto più semplice. Il modello prevalente per i fondi sembra essere quello di rimanere in Serie A vendendo i giocatori migliori per generare plusvalenze, reinvestendo in giovani promesse che possano a loro volta generare nuove plusvalenze. In un mercato con prezzi dei giocatori in crescita e acquirenti facoltosi come la Premier League o l`Arabia Saudita, è persino possibile che il valore complessivo del club aumenti nel tempo, garantendo una plusvalenza sulla futura cessione della società. L`obiettivo sportivo minimo diventa quindi semplicemente evitare la retrocessione in Serie B. La situazione si complica enormemente quando all`aspetto economico si aggiunge la necessità di vincere, tipica dei grandi club. Questo impone decisioni non sempre razionali dal punto di vista del bilancio, come trattenere giocatori chiave anche di fronte a offerte importanti per costruire una squadra competitiva nel tempo, senza però avere la certezza di raggiungere gli obiettivi sportivi desiderati.

Cara Juve, Ti Scrivo…

Con il cuore in mano, mi permetto di sollevare alcuni interrogativi sulla situazione della Juventus.

1) È già luglio, è arrivato un buon attaccante come David, ma la figura del direttore sportivo, che dovrebbe essere il regista del mercato, sembra assente. Comolli e Chiellini continuano a operare, ma è un impegno davvero gravoso per loro?

2) L`integralismo tattico di Tudor con il 3-4-2-1 mi preoccupa. Cosa succederebbe con l`arrivo di un esterno offensivo puro come Sancho? Credo sia necessaria maggiore elasticità, prevedendo almeno un`opzione alternativa come il 3-4-3.

3) Resta il mistero Gatti, che ultimamente ha giocato solo gli ultimi 10 minuti delle partite, anche quando sarebbe stato fondamentale schierarlo titolare.

4) Se un talento come Yildiz chiede il cambio per stanchezza, l`allenatore deve forse costringerlo a resistere? È l`unico, anche in difficoltà, che sull`1-0 per gli avversari (non sul 5-0) può inventare il pareggio.

5) Douglas Luiz… forse era già in vacanza prima del Mondiale per club? Chissà se è un centrocampista molto tecnico e valido, o se la sua importanza è stata esagerata…

Scusa per l`invadenza, cara Juve, ma l`amore per la tua storia mi impone qualche dubbio costruttivo.

Juve: Perché Exor Può Ma Non Vuole?

Il Manchester City, a livello di gestione e investimenti, sembra frequentare l`Università, mentre la Juventus, con tutto il rispetto, appare ancora ferma alle Medie. Negli ultimi 10 anni, il City ha speso 1.64 miliardi di Euro sul mercato, ha ingaggiato uno dei migliori tecnici al mondo, Guardiola, e pratica un calcio moderno che lo ha portato a vincere tutto. Non stupisce quindi che la distanza, come il 5-2 subito, sia siderale, paragonabile a quella tra la Terra e Marte. La vera domanda è: è possibile che una delle peggiori Juventus degli ultimi tempi possa battere il Manchester City, come accaduto mesi fa? O che, anche con i titolari, la sconfitta fosse inevitabile ma non con quelle proporzioni? In una singola partita, tutto è possibile. Ma la domanda cruciale è un`altra: questa Juve è sulla strada giusta per ridurre tale divario? La risposta, a mio avviso, è no. Si sta provando a imboccare quella via, ma persistono troppi sbandamenti e cambi di direzione. Con l`”austerity” imposta da Exor dopo importanti ricapitalizzazioni, i semplici “aggiustamenti” previsti da Comolli potrebbero essere sufficienti a lottare per lo scudetto in una Serie A livellata verso il basso, senza Thiago Motta e ipotizzando meno infortuni. Sul piano nazionale, con un centrocampista, un esterno e un attaccante “vero”, si può essere competitivi. Ma in campo europeo, servono soldi, spesi bene, ma soprattutto serve un`ottica diversa da parte di John Elkann. Il brand Juventus, con i suoi milioni di simpatizzanti e followers nel mondo, è troppo sottovalutato rispetto ad altri asset di Exor come Ferrari. Exor funziona benissimo in finanza, e la Juventus incide solo per una piccola percentuale sul portafoglio. Dunque, il “volere è potere”, ma qui manca la volontà. È difficile criticare chi ha finanziato il club con quasi un miliardo di Euro dal 2021. Servirebbe forse una scelta inizialmente più sentimentale, quasi mecenatistica, che puramente economica. Ma questo accadeva con Gianni e Umberto Agnelli, profondamente legati alla Juve e al calcio. Oggi, molto, se non tutto, è cambiato.

Calcio Anni `70-`80 o Calcio di Oggi: Qual era Più Spettacolare?

Grazie a Internet e a spazi come questo, è possibile interagire direttamente con i lettori, cosa impensabile con televisione o giornali. In questo dibattito, voglio dare spazio alle vostre opinioni. Alcuni sostengono che il livello tecnico del calcio sia nettamente migliore oggi, grazie a più mezzi e soldi, e che la percezione del passato migliore sia solo nostalgia. È vero che oggi si può vedere ogni partita con un abbonamento, mentre prima si conoscevano i giocatori spesso solo di nome. Tuttavia, pur ammettendo un miglioramento tecnico e fisico generale, la vera differenza sta nel modo di giocare. Negli anni `70-`80, si giocava su 90 metri di campo, con marcature a uomo e squadre “lunghe”. La tattica del fuorigioco era meno diffusa, permettendo agli attaccanti (spesso due) di giocare molto avanzati, seguiti dai loro marcatori. Questo significava meno giocatori a centrocampo, lasciando spazi enormi. In questi spazi più ampi, fuoriclasse come Falcao, Platini, Maradona, Zico avevano secondi preziosi per decidere cosa fare con la palla. Oggi, soprattutto in Serie A, domina il tatticismo: le squadre sono raccolte in soli 40 metri, rendendo la zona mediana un campo di battaglia dove prevale il pressing e l`”intensità nella densità”. Il possesso palla, recuperato, diventa spesso un modo per attendere l`errore avversario, a volte imitando il “guardiolismo” in modo poco efficace. Ho 70 anni e potrei essere accusato di passatismo, ma la possibilità di rivedere partite storiche dimostra che, al di là dello spartito tattico, la presenza di interpreti di altissimo livello, come i Campioni del Mondo del 1982, garantiva uno spettacolo indimenticabile.

Viva Gattuso, Ma Rendiamo Giustizia a Gentile!

Riavvolgiamo il nastro al 2006. Ero in Rai, turbato da Calciopoli. Fui indignato dall`esonero di Claudio Gentile dalla guida dell`Under 21, dopo aver vinto un Europeo e una medaglia di bronzo alle Olimpiadi. Chiesi spazio su un giornale per esprimere la mia rabbia. Un membro dello staff azzurro mi confidò che Gentile si era “auto-eliminato” vedendo nemici ovunque. Col senno di poi, riconosco che Gentile forse aveva un carattere non semplice. Tuttavia, a monte di ciò, credo ci sia stato un disegno, forse orchestrato dall`allora Commissario Guido Rossi. Gentile pagò la sua integrità, il non essere sceso a compromessi e, forse, il suo passato juventino, all`epoca visto quasi come un peccato capitale. Era detestato dalla stampa romana per aver escluso Cassano, decisione presa, mi fu detto, dopo un grave problema di ordine pubblico causato dal giocatore in trasferta. Perché Gentile non abbia più allenato da allora rimane un mistero per me. Meritava sicuramente un`altra opportunità per dimostrare il suo valore.

Juve: Perché Comolli Parla Solo di “Aggiustamenti”?

Nella sua presentazione, credo che Comolli abbia deluso molti tifosi bianconeri parlando solo di semplici “aggiustamenti” sul mercato. La ragione sta nelle situazioni bloccate di Vlahovic, Koopmeiners e Douglas Luiz. Il mercato juventino è, in parte, ostaggio del recente passato. Nonostante le parole di stima, la volontà di cedere Vlahovic per liberare il pesante ingaggio è chiara. Senza questa cessione, sognare attaccanti da oltre 70 milioni come Gyokeres o Osimhen è inutile; il mercato delle punte si ferma a nomi come Kolo Muani o Milik. La difesa sembra completa con Kalulu, Bremer, Gatti e le riserve. Sugli esterni, Cambiaso è fondamentale, ma le voci di cessione persistono. A sinistra, un giocatore come Tavares sarebbe utile ma costoso. A centrocampo, un altro nodo: oltre a Locatelli, Thuram e McKennie, serve un interno di valore utile anche in copertura, come Ederson. Tuttavia, come si può non dare priorità al recupero di giocatori costati complessivamente 110 milioni (Koopmeiners e Douglas Luiz) che, dopo la svalutazione della scorsa stagione, non hanno mercato e sembrano destinati a rimanere in rosa? Temo che la necessità di rimetterli in gioco renda meno probabili nuovi arrivi importanti. Prima di cedere al pessimismo, però, riflettiamo: se la Juve è arrivata quarta lo scorso anno, pur con 250 partite saltate per infortunio dai suoi giocatori, cosa avrebbe potuto fare senza quella “maledizione”? Forse è anche per questo che Comolli parla solo di “aggiustamenti”, per non buttare via il potenziale esistente.

Gravina, Torna Ai Tecnici Federali!

Il Presidente Gravina non può pensare di poter sostituire un allenatore dalla sera alla mattina e trovarne un altro con la stessa rapidità. La Federazione, a mio avviso, ha imboccato una strada sbagliata quando, dopo l`era dei tecnici federali, si è affidata a un allenatore di club come Sacchi. In passato, ci si affidava a tecnici federali (Valcareggi, Bearzot, Vicini, Maldini) abituati a lavorare con i giocatori per brevi periodi e senza le esigenze economiche dei club. Con loro, abbiamo ottenuto risultati straordinari: un primo, un secondo e un terzo posto ai Mondiali, un Europeo, e 3 Europei Under 21. Sette medaglie con soli quattro tecnici! Ora si cerca il “grande nome” che, però, non ha mai il tempo di lavorare come in un club. Suggerirei un ritorno al passato, puntando su profili come Nunziata, selezionatore dell`Under 21. Se si cerca una soluzione suggestiva, ricordo che Buffon è in Federazione e ha le qualifiche per fare il direttore sportivo o l`allenatore dei portieri. Perché non lui, se altri campioni del mondo 2006 vengono considerati?

Il Dopo-Spalletti è Solo Uno Dei Tanti Problemi

Luciano Spalletti non è più il CT. Sorprende la tempistica dell`annuncio, arrivato prima di una partita importante, destabilizzando lo spogliatoio. Un altro “capolavoro” di tempismo federale. Pur riconoscendo che ci potevano essere valide ragioni per la separazione, la scelta del nuovo allenatore è solo una minima parte dei problemi che affliggono il calcio italiano. Se stilassimo un elenco, vedremmo che questo è solo uno dei 18 problemi da affrontare. I fatti (successi nei club, Mondiali mancati, successi giovanili) sono tre, e i problemi strutturali, come quelli elencati in precedenza (eccesso stranieri, poco spazio ai giovani, appeal maglia, peso federazione, concorrenza estera, livellamento campionato, mancanza fuoriclasse, tecnica base, tattica, marcatura, attaccanti, fine calcio spontaneo, scuole a pagamento, procuratori, blocchi, altri sport, demografia, pressione, sacrifici), sono ben diciotto. È una lista che, lo ammetto, può terrorizzare. Ma dobbiamo essere positivi. Alcuni di questi problemi sono comuni anche ad altre nazioni. E il calcio italiano, più volte, ha dimostrato di saper reagire nei momenti difficili. Speriamo sia così anche stavolta.

Colpa Di Spalletti? Anche Di Alcuni Giocatori

Dopo la sconfitta, in molti hanno puntato il dito. Anch`io mi sento di esprimere un giudizio, non solo su Spalletti, ma anche su alcuni giocatori. Va premesso che mancavano 4 titolari certi (Acerbi, Buongiorno, Calafiori e Kean, autore di 19 gol in Serie A). Parliamo di un`intera difesa potenziale, più un attaccante importante. Queste assenze vanno considerate. Immaginando un possibile 3-4-3, avrei schierato Donnarumma, Di Lorenzo, Mancini, Bastoni, Politano, Tonali, Barella, Di Marco, Orsolini, Retegui o Lucca, e Zaccagni (includendo anche alcuni non convocati nell`occasione specifica). Mi pongo alcune domande: 1) Come è possibile che la sconfitta in finale di Champions abbia svuotato a tal punto giocatori come Bastoni, Barella e Di Marco da non ridestarsi nemmeno con la maglia azzurra? 2) Come è possibile che giocatori come Mancini, tra gli altri, non fossero convocabili perché già in vacanza, come se la Nazionale fosse una squadra di Serie B? 3) Perché Politano non è convocato, come detto da Spalletti, perché segna meno di Orsolini? In un modulo come il 3-4-3, o cambiando a partita in corso, entrambi possono essere utili: Politano esterno a tutta fascia, Orsolini esterno alto. 4) Rimane il mistero Zaccagni, escluso dagli Europei. Forse non adatto al 3-5-2, ma in un 3-4-3 avrebbe la copertura di Di Marco. Sarebbe interessante avere risposte, ma temo che Spalletti possa essere travolto dagli eventi. In tal caso, spero vivamente in Ranieri.

Azzurri Battuti Dal Calcio Moderno? Assolutamente No!

Dopo lo 0-3 contro la Norvegia, è giusto distinguere tra l`analisi della partita e quella più generale sul calcio italiano. Parliamo prima della partita. Abbiamo affrontato la Norvegia nel suo momento calcistico migliore, mentre noi eravamo privi di ben 9 giocatori importanti (3 in panchina nell`occasione). Ma il popolo chiede, giustamente, niente alibi: siamo l`Italia! Accetto la critica, ma attenzione a un equivoco: non siamo stati battuti dal cosiddetto “calcio moderno”, che non ci appartiene. Intendo quel calcio alla Paris Saint Germain contro l`Inter: pressing altissimo, occupazione della metà campo avversaria, possesso palla, difesa avanzata. No. La Norvegia ha dimostrato efficacia giocando in modo simile a quello che ci ha portato alle nostre grandi vittorie del passato. Hanno tenuto palla solo per il 38%, hanno tirato 8 volte (4 in porta), ma con massimo profitto (3 gol e un palo). Hanno mostrato, questo sì, due cose che a noi mancano: 4 campioni (Nusa, Haaland, Sorloth e Odegaard, mentre noi siamo rimasti fermi a Del Piero e Totti, con le illusioni Cassano e Balotelli) e un mix di fisicità e sacrificio anche nei giocatori meno dotati. Parlare del calcio italiano in generale sarebbe da bilancio finale, non da inizio cammino, ma è necessario. Dal 2006, anno del nostro ultimo Mondiale vinto, paesi che prima consideravamo inferiori sono migliorati enormemente, mentre noi siamo peggiorati. Pesano gli 11 anni senza Mondiali, l`eccesso di stranieri, la scarsa presenza di Under 21 in Serie A e il fascino minore della maglia Azzurra rispetto agli ingaggi dei club. Fattori che non sono estranei a umiliazioni come quella recente. E, purtroppo, all`orizzonte non si intravedono Sinner o Musetti calcistici, come invece accade nel tennis.

De Laurentiis, Sarà Vero Che La Juve Non Gioca Chiaro?

Questo spazio mi permette innanzitutto di congratularmi con un grande Presidente come Aurelio De Laurentiis. Due scudetti in tre anni, tre Coppe Italia, una Supercoppa, ma soprattutto oltre 20 anni di gestione impeccabile con bilanci sempre in attivo. L`unica ombra è il processo sulle plusvalenze per Osimhen, ancora in corso e che probabilmente porterà a una sanzione. Il suo Napoli è autosufficiente da anni e ha un monte ingaggi dimezzato rispetto a Inter e Juventus. Conciliare competitività e sostenibilità non è da tutti. De Laurentiis è anche un personaggio importante della “commedia all`italiana” del nostro calcio, e la sua ultima “stoccatina” si inserisce in questo gioco delle parti, come fu per gli Agnelli, Berlusconi, Moratti, Prisco e Viola. La sua frase: “Sapete qual è la differenza fra Napoli e Juventus, negli ultimi 10 anni? La Juventus non ha sempre giocato in maniera chiara, mentre il Napoli sì”. Caro Presidente, mi consenta una mia “stoccatina”, sempre col sorriso. La Juventus, da Moggi, Giraudo e Bettega (31 anni fa) in poi, ha affrontato ben 7 problemi giudiziari, sportivi e ordinari: Doping, Calciopoli, Gea, ultras, Suarez, stipendi e plusvalenze. In tre casi (Calciopoli, ultras, plusvalenze) c`è stato un evidente accanimento nei confronti del club. La Signora del calcio è stata perquisita a fondo, alla ricerca di prove contro di lei. Con un trattamento simile, pensa davvero che la Juventus abbia ancora qualcosa da nascondere? Non crede che i suoi dirigenti e tesserati abbiano imparato a temere la loro stessa ombra, per il rischio di commettere un passo falso? No, Presidente. Sono convinto che la Juventus sia pulita, così come lo è il suo bellissimo Napoli, e che le due squadre possano contendersi la vittoria lealmente, sul campo.

Al Calcio Nostrano Piace… Vecchio, Non Giovane

Il calcio italiano sembra prediligere il “vecchio”, e questo non è un vanto. Il Napoli acquista De Bruyne, svincolato, 34 anni, con un ingaggio elevato. Il Milan si interessa a Modric, svincolato, quasi 40 anni, con un ingaggio simile. Lo stesso Milan punta su Rabiot, 30 anni, con richieste economiche importanti. Per inciso, De Bruyne andrebbe ad allungare la panchina, poiché il titolare nel suo ruolo sarebbe McTominay (nella Juve di Tudor). E Modric farebbe ricordare ad Allegri Pirlo, che lui stesso contribuì a far cedere dal Milan, preferendogli Van Bommel. Intanto, in Serie A, secondo dati recenti, gli Under 21 ottengono solo il 5,5% del minutaggio totale, posizionandoci terz`ultimi in Europa. La Liga spagnola, per confronto, è al 19,6%. Non si producono più risorse interne e i pochi giovani validi spesso provengono dall`estero, togliendo spazio ai nostri potenziali talenti. Con queste premesse, per carità, non chiediamo miracoli alla Nazionale.

di Carlo Nesti

By Davide Colonna

Davide Colonna risiede a Torino ed è un giornalista sportivo instancabile. Si occupa di tutto, dal basket alla scherma, con un occhio attento ai dettagli e alle storie degli atleti.

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