L’NBA ha ufficialmente confermato di essere a conoscenza del caso, rapidamente diventato virale sui social media, e di aver avviato un`indagine approfondita. Tuttavia, al momento non sembrano esserci gli estremi per l`imposizione di multe o penalizzazioni immediate.

I Los Angeles Clippers e la loro stella, Kawhi Leonard, si trovano al centro di una controversia significativa, accusati di aver potenzialmente eluso il sistema del salary cap della NBA. La franchigia californiana avrebbe versato 28 milioni di dollari “extra” al suo campione, al di fuori dei normali compensi contrattuali, attraverso un finto accordo da testimonial per Aspiration, una società co-fondata dal proprietario dei Clippers, Steve Ballmer, e ora in bancarotta. L`NBA ha annunciato di essere a conoscenza delle accuse, che hanno rapidamente guadagnato popolarità sui social media, e ha avviato un`indagine. I Clippers hanno respinto le accuse definendole “assurde” e hanno preso le distanze da Aspiration, specificando che non è più uno sponsor della squadra. Sebbene la franchigia si consideri la parte lesa, il danno d`immagine è innegabile. Resta da vedere se tali accuse si tradurranno in sanzioni da parte dell`NBA, poiché è necessario dimostrare un illecito tecnicamente punibile con multe o ulteriori penalizzazioni.
I Dettagli del Caso
La vicenda è stata portata alla luce da Pablo Torre, ex giornalista di ESPN, nell`ultima puntata del suo podcast. Torre avrebbe esaminato documenti interni di Aspiration, rivelando che Steve Ballmer aveva contribuito alla fondazione della compagnia con un investimento di 50 milioni di dollari nel settembre 2021. Pochi giorni dopo, il 27 dello stesso mese, i Clippers annunciarono una partnership da 300 milioni con Aspiration – che nel frattempo è fallita – includendola tra gli sponsor della squadra e dell`Arena. Secondo quanto riportato da Torre, nell`aprile 2022 Leonard, l`ala 34enne e volto della franchigia, avrebbe firmato un contratto da testimonial con Aspiration del valore di 28 milioni di dollari. Questo accordo sarebbe stato siglato nove mesi dopo il rinnovo del contratto di Kawhi con Los Angeles per 176 milioni, all`epoca il massimo salariale consentito dal contratto collettivo. C`è di più: una clausola inclusa nei documenti visionati da Torre avrebbe stabilito che il contratto di Leonard con Aspiration sarebbe terminato in caso di suo addio ai Clippers. Inoltre, Leonard avrebbe potuto rifiutare di svolgere le attività richieste, ricevendo comunque il pagamento. Un ex dipendente anonimo di Aspiration avrebbe dichiarato a Torre che la retribuzione di Kawhi sarebbe stata un modo per “aggirare i limiti del tetto salariale”. Le accuse sono gravi e circostanziate.
Precedenti e Possibili Conseguenze
Molti appassionati di pallacanestro hanno subito pensato a una “furbata” alla diffusione di questa notizia, riconoscendo come certi stratagemmi non conoscano confini. Tuttavia, un conto è sostenere tali sospetti, un altro è poterli provare. Le testimonianze di ex dipendenti delusi – la società Aspiration ha dichiarato bancarotta nel marzo 2025 e l`altro co-fondatore, Joe Sanberg, è sotto investigazione federale con accuse di frode – vanno sempre valutate con cautela. La vendetta nei confronti di chi si ritiene abbia arrecato un torto è un sentimento antico. L`NBA ha l`autorità di punire le squadre che aggirano i limiti salariali con multe milionarie, la revoca di scelte al Draft e l`annullamento dei contratti dei giocatori coinvolti. Non sarebbe una novità; nel 2000, i Minnesota Timberwolves furono severamente puniti quando si scoprì un accordo segreto con il lungo Joe Smith. A Smith era stato promesso un sontuoso contratto futuro se avesse firmato un iniziale accordo breve ed economico con la franchigia. L`NBA usò la mano pesante: tolse ai Wolves cinque scelte al primo giro di futuri Draft, annullò il contratto di Smith (che poi finì a Detroit), e squalificò per la stagione Glen Taylor, il proprietario, e Kevin McHale, il GM. La multa per Minnesota fu di 3,5 milioni di dollari, un record per l`epoca. L`NBA aveva già indagato sui Clippers e Leonard nel recente passato. A seguito di una causa intentata nel dicembre 2020 da Johnny Wilkes, presunto amico dello zio di Leonard, Dennis Robertson, che sosteneva di aver aiutato i Clippers a portare Kawhi a Los Angeles nell`estate del 2019, dopo il titolo vinto con Toronto, e chiedeva un pagamento di 2,5 milioni di dollari, presumibilmente pattuito con Jerry West, allora dirigente della franchigia. I Clippers avevano negato tutto e la causa non era andata a buon fine, uscendo “puliti”. Tuttavia, l`episodio non era stato ben accolto altrove. Il proprietario dei Raptors, Larry Tanenbaum, all`epoca aveva contattato tre sponsor organizzando un incontro con Kawhi per convincerlo a rimanere, offrendogli 15 milioni di dollari aggiuntivi tramite contratti da testimonial. Leonard rifiutò e si trasferì nella sua città natale. L`NBA non comminò sanzioni allora, poiché giudicare le intenzioni si rivela spesso complicato.
Kawhi “Il Muto” e i “Pasticcioni” Clippers
Kawhi Leonard è una vera sfinge, la sua espressione quasi immutabile sia sul parquet che fuori. Parla poco, pochissimo, apparendo ermetico o semplicemente imbronciato, un atteggiamento che non giova alla sua immagine e che lo ha spesso portato vicino all`autolesionismo con troppi passi falsi. La sua storia è ben nota: il dramma del padre assassinato a Compton, un quartiere difficile di Los Angeles; la sua fiducia nello zio, una figura controversa ma influente, che lo spinse a rompere con i San Antonio Spurs, la squadra che lo aveva “inventato” campione. Poi il breve ma vincente periodo a Toronto, culminato in un anello, seguito da innumerevoli infortuni, spesso comunicati con estrema reticenza. Mentre Kawhi si avvicina al crepuscolo della sua carriera, resta il dubbio su quale “maschera pirandelliana” assegnargli: è vittima delle circostanze, o i suoi silenzi nascondono molteplici ombre? E i Clippers? Loro non hanno maschere da interpretare; sono i soliti, inguaribili pasticcioni, una franchigia dalla storia “paperinesca”, mai giunta alle Finals. Da quando Ballmer ha rilevato la squadra da Sterling, ha investito cifre esorbitanti, ma finora con scarsi risultati. Per la prossima stagione, i Clippers hanno assemblato una collezione di nomi illustri, che però sembrano appartenere a un album di figurine di cinque anni fa. Il “caso Kawhi” rischia di essere la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso della pazienza dei tifosi. Sembra essercene sempre una…