L`ex capitano in vista dei prossimi Europei: “Serve una medaglia. Speriamo che Miami Heat liberi Fontecchio. Brave le ragazze!”

Ventisei anni fa, il 3 luglio 1999, la Nazionale italiana di pallacanestro ottenne uno storico successo conquistando l`oro europeo a Parigi. Gianluca Basile, all`epoca 24enne, fu tra i grandi protagonisti, iniziando un percorso in azzurro che lo avrebbe portato anche al bronzo europeo nel 2003 e all`argento olimpico ad Atene 2004.
Basile, quale il suo primo ricordo di quella memorabile avventura?
Ricorda l`inizio difficile: “Pensando a quei giorni, mi viene subito in mente la partita contro la Croazia di Tony Kukoc. Eravamo avanti di 20 punti, ma inaspettatamente perdemmo 70-68, complicandoci subito il cammino. La nostra stella, Myers, non brillò e coach Tanjevic (`Boscia`) finì criticato. Fu un momento di grande difficoltà, ci sentimmo con le spalle al muro.”
Cosa successe allora?
“Dopo alcuni confronti interni, nulla di trascendentale, riuscimmo a ritrovare la nostra strada e ci giocammo la qualificazione nell`ultima gara contro la Turchia. Ricordo quella partita come l`unica occasione in cui vidi Tanjevic mostrare segni di tensione…”
In che modo?
“La partita si decise sul filo di lana. Durante l`ultimo time out, mentre prendeva il pennarello per spiegare lo schema, gli tremava la mano. Le sue dita non rispondevano. Di solito era uno che assorbiva la pressione senza problemi. Questo dettaglio dimostra quanto quella gara fosse cruciale per l`intero gruppo.”
Ci fu un istante in cui realizzaste di poter compiere una vera impresa?
“Superare il girone ci diede slancio, ma la vera svolta arrivò nei quarti contro la Russia (vittoria 102-79). Giocammo splendidamente e quella vittoria ci assicurò anche la qualificazione alle Olimpiadi di Sydney. Nonostante ciò, il nostro pensiero fisso era la Serbia, o come la definiva Tanjevic, la `grande Jugoslavia`.”
Erano i favoriti.
“Sì, ma anche la Lituania era fortissima. Quando affrontammo un campione come Sabonis, mi accorsi che il nostro centro, Chiacig, sembrava un piccolo playmaker al suo confronto. Erano squadre di enorme talento e fisicità. La Serbia, con Divac, Danilovic e altri campioni, era temibile, ma eravamo determinati a batterli. Tanjevic ci aveva ossessionato con continui riferimenti a loro. Riuscire a batterli fu un`impresa incredibile (71-62).”
La vittoria fu festeggiata degnamente…
“Sì, ma in modo diverso da come qualcuno immaginava. Dopo aver battuto la Serbia, una voce inattendibile informò Tanjevic che saremmo andati in discoteca a festeggiare. Lui, preoccupato, trascorse la notte nella hall ad aspettarci, addormentandosi poi sui divani. Peccato che l`informatore si fosse sbagliato: io, Myers, Meneghin e Fucka eravamo usciti solo per cena e rientrammo discretamente a mezzanotte circa da un`uscita secondaria. Ce lo confessò solo in seguito.”
La finale contro la Spagna, tutto sommato, sembrò quasi una formalità.
“La partita non ebbe molta storia (vincemmo 64-56), sebbene la Spagna fosse arrivata in finale con grandi ambizioni, dopo aver battuto la Francia e la Lituania, e potesse contare su un tiratore eccezionale come Herreros, capocannoniere del torneo (19,2 punti di media). Ricordo che seguimmo quelle gare e quando l`arbitro italiano Cazzaro fischiò il quinto fallo a Sabonis, esultammo come per un gol decisivo.”
Quale fu, secondo lei, il segreto di quel gruppo vincente?
“Tatticamente, la mossa vincente fu l`utilizzo di Meneghin come playmaker. Alto due metri, era ideale per il gioco voluto da Tanjevic. Averlo in quel ruolo ci permetteva di schierare Myers come guardia e ali piccole fisicamente forti come De Pol o Abbio. Mentalmente, invece, la sconfitta iniziale contro la Croazia fu una scossa fondamentale che ci fece capire la posta in gioco.”
Guardando all`attualità, cosa pensa dell`Italia guidata da coach Pozzecco in vista dei prossimi Europei?
“Ho saputo del passaggio di Fontecchio ai Miami Heat. Speriamo che la franchigia lo liberi senza problemi per permettergli di partecipare. Le ragazze della Nazionale femminile hanno alzato l`asticella per il `Poz`, dimostrando quanto si possa ottenere. Sono state fantastiche! Credo sia il momento giusto per questa Nazionale maschile di puntare a una medaglia. I cicli passano e il tempo per questo gruppo non è illimitato.”
Purtroppo, è quasi certo che mancherà Achille Polonara, impegnato in una battaglia personale ben più cruciale.
“Sono vicino a lui e alla sua famiglia in questo momento difficile. Ho saputo che il suo contratto è scaduto e penso che un gesto significativo sarebbe il rinnovo da parte della Virtus, anche `a scatola chiusa`. Capisco le logiche di business e rispetto le diverse opinioni, ma sarebbe un segnale di vicinanza umana e sportiva molto apprezzabile. Ho visto il grande affetto mostrato dai compagni; ora, a mio parere, è importante anche il supporto del club.”