Lun. Set 15th, 2025

Ghemon: Curiosità per l’Italia senza Datome e Belinelli, e Melli nella stand-up comedy

L`artista poliedrico, appassionato di basket, condivide la sua visione sullo sport, la sua carriera nella comicità e le sue aspirazioni: «Belinelli ha conquistato tutto, ma con la Nazionale avrebbe meritato di più. Spero di essere il Most Improved Player della vita»

Gianluca Picariello, noto come Ghemon, ha sempre abbracciato nuove sfide professionali con coraggio, passando da rapper e cantante a podcaster e ora comico con il suo show `Una cosetta così`. Scherza affermando di `aver anticipato le mode`, ma la sua filosofia è racchiusa nel titolo del suo libro, `Nessuno è una cosa sola`. In questo vortice di trasformazioni, lo sport rimane una costante irrinunciabile.

Ghemon in un`intervista video
Ghemon racconta: `La mia musica? Un mix tra Heat e Spurs. Le scarpe firmate da Kobe e l`incontro a NY con Spike Lee`.

Oltre alla musica, sei ora anche un affermato stand-up comedian. Quanto lo sport ha influenzato il tuo percorso artistico, dal rap ai monologhi attuali?

«Lo sport è la mia vera costante, l`attività che ho mantenuto con maggiore assiduità in tutta la mia esistenza. Rimane sempre un pilastro fondamentale: lo pratico, mi aggiorno, ne sono profondamente appassionato. E, come in molti altri aspetti della mia vita, sono guidato dalla curiosità: mi sposto da una disciplina all`altra con facilità, desideroso di approfondire e diventare competente.»

Il tuo libro `Nessuno è una cosa sola` esplora proprio questa tua capacità di trasformarti.

«Scrivere il libro è stata una vera e propria terapia. Dopo aver affrontato palcoscenici importanti come Sanremo – due volte in tre anni, con la pubblicazione di altrettanti dischi – ho avvertito il bisogno di esplorare altre sfaccettature della mia personalità. La comicità era già parte integrante della mia vita privata; ho capito che potevo trasformarla in una forma d`arte, osservando il mondo con una prospettiva differente. Mentre le mie canzoni spesso esprimevano malinconia, la stand-up mi ha permesso di superare la tristezza e di affrontarla con umorismo. Dopo esperienze così intense che tendono a `svuotarti`, ho scoperto un nuovo canale espressivo, che in realtà era sempre stato con me.»

La corsa è nata come esigenza fisica, ma si è poi evoluta fino a farti affrontare maratone. Come è avvenuto questo passaggio?

«È successo quasi per caso, correndo. Ogni esperienza ha condotto alla successiva. Con la corsa, l`entusiasmo cresce man mano che si scoprono nuove sfide, nuove distanze, nuove velocità. È un cammino in continua evoluzione, ma che permette anche di tornare sui propri passi: sia partecipando a una 10 km in provincia, come ad Atripalda, sia affrontando le maratone di New York e Chicago. Non saprei definire un tempo preciso per questa trasformazione, ma è stata un`evoluzione graduale. L`euforia dei primi miglioramenti e le sensazioni di benessere che ne derivano ti spingono a fare sempre quel `passo in più`, magari ventimila in più!»

Ghemon in allenamento di corsa
Ghemon durante un allenamento.

La definizione di obiettivi sembra essere una costante nella tua vita, anche nella corsa.

«Assolutamente sì, gli obiettivi sono cruciali. La corsa mi ha insegnato l`importanza di procedere per piccoli traguardi anche nella vita quotidiana. Quando l`incertezza sul futuro genera ansia, concentrarsi su un obiettivo realizzabile, procedendo `metro per metro`, aiuta a ritrovare la lucidità. Questo approccio mi ha permesso di focalizzarmi su ciò che posso controllare. A livello sportivo, sogno di affrontare un`ultramaratona. Molti mi suggeriscono il triathlon, ma per ora non mi sento pronto per le altre due discipline, soprattutto il nuoto, dove le mie capacità sono limitate. E a me piace eccellere in ciò che faccio.»

Da grande appassionato di basket, quali sono le tue considerazioni sulla Nazionale italiana?

«Con i ritiri di Gigi Datome e Belinelli, la Nazionale è entrata in una fase di profondo rinnovamento. Fortunatamente, il `Gallo` ha vissuto una stagione straordinaria a Porto Rico, confermando di essere un campione e dimostrando una piena consapevolezza delle sue capacità, maturata con l`età e l`esperienza. Nicolò Melli si conferma uno dei migliori giocatori in Europa, mentre Fontecchio è semplicemente eccezionale.»

Parlando di Belinelli, come hai vissuto il suo ritiro?

«Come tifoso, provo rammarico per il suo ritiro, ma allo stesso tempo ho un`immensa ammirazione per la sua carriera, iniziata in Italia e proseguita fino al successo. Oggi è un uomo maturo, un padre, e ha vinto praticamente tutto. L`unico dispiacere è che non abbia ottenuto dalla Nazionale ciò che avrebbe meritato, ma non si può avere tutto. D`altra parte, come amico, spero di poter finalmente trascorrere più tempo con lui; è giunto il momento di incontrarsi.»

Marco Belinelli e Ghemon sorridenti
Marco Belinelli con Ghemon.

Se dovessi paragonarti a un giocatore di basket, chi saresti?

«Ci rifletto spesso. In NBA esiste il premio per il Most Improved Player, il giocatore che mostra il maggior miglioramento. Se fossi un cestista, desidererei essere proprio quel tipo di atleta, sempre in crescita rispetto alla stagione precedente. Chissà che un giorno non venga istituito un premio simile anche in Italia, magari per meriti artistici…»

Cresciuto ad Avellino, una città in cui sport e identità sono strettamente legati, cosa ti ha trasmesso quella cultura sportiva?

«Essere cresciuto in una città come Avellino, dove lo sport – sia calcio che basket – è così vibrante, è stato un motivo di grande orgoglio. Ad Avellino, l`identificazione con le squadre locali è totale. Questo mi ha permesso di sviluppare in un contesto in cui lo sport occupa una posizione di rilievo. Ho assimilato valori fondamentali: il senso di squadra, l`espressione individuale, l`impegno, la resilienza, la gioia e la sportività. È stato emozionante assistere al ritorno dell`Avellino in Serie B dopo sette anni e numerose difficoltà, così come vedere le due squadre di basket cittadine – la storica Scandone e l`Avellino Basket – riaffermarsi. La tradizione cestistica è per me cruciale. Spero sinceramente di rivedere entrambe le squadre in Serie A: abbiamo sofferto abbastanza, ora è il nostro turno di riscatto.»

Come rapper, il tuo legame con il basket era spesso influenzato dall`immaginario americano. Questo parallelismo persiste ora che sei stand-up comedian?

«Credo che la stand-up comedy e il rap siano due espressioni della stessa medaglia: una basata sulla musica e la rima, l`altra no, ma entrambe narrano il presente con un ritmo incalzante. Condividono una forte radice statunitense e sono linguaggi permeabili e intrinsecamente ritmici, proprio come il basket. Questa affinità mi permette di muovermi con naturalezza in questo nuovo campo, sentendomi a mio agio come ai tempi in cui mi dedicavo esclusivamente al rap, pur essendo un comico relativamente giovane.»

Potremmo definirti il nostro Adam Sandler italiano?

«Adam Sandler, ma vestito meglio (ride, ndr)… Diciamo che è difficile vestirsi peggio di lui! Ma mi piacerebbe emularlo in tutto il resto, sia come giocatore di basket che come comico.»

Negli Stati Uniti, abbiamo visto cestisti come Blake Griffin cimentarsi nella stand-up. Se un giocatore italiano decidesse di farlo, chi immagineresti sul palco?

«Nel panorama cestistico italiano, vedrei perfettamente Gigi Datome e Nicolò Melli, magari in coppia. Anche se nella stand-up non è comune, potrebbero creare uno show improvvisato eccezionale. Chi ha seguito i podcast della Nazionale sa che entrambi possiedono un`ottima prontezza di spirito, un`innata simpatia e un`intelligenza acuta. Ho anche notato Melli tra il pubblico in diverse serate di stand-up. Loro due sarebbero indubbiamente ottimi comici.»

Nicolò Melli e Gigi Datome sorridono
Nicolò Melli e Gigi Datome.

Con questo tuo eclettismo tra musica, corsa e stand-up, non pensi di essere nato nel Paese sbagliato?

«Potrebbe darsi. Ma sono nato qui e mi adatto. Cerco di `disturbare` il più possibile per ridefinire il concetto di intrattenitore: una persona capace di esibirsi sul palco e coinvolgere il pubblico attraverso diverse forme artistiche. Gli americani sono dei maestri in questo. Sia nello sport che nell`intrattenimento, la padronanza tecnica si sposa sempre con lo spettacolo, che si tratti di un comico, un cantante o un atleta.»

La stand-up è un vero e proprio ring, dove non ci si può nascondere dietro una base musicale.

«La vedo più simile al tennis: si lotta su ogni `punto`, rappresentato dalle battute. Se la battuta è vincente, il pubblico applaude; se è sbagliata, perdi il punto. Ma non ci si può demoralizzare, bisogna passare immediatamente alla successiva e perseverare finché non si conquista l`attenzione e il consenso del pubblico.»

Qual è stata la tua più grande delusione sportiva?

«Senza dubbio, i fallimenti dell`Avellino calcio e della Scandone. Dopo la retrocessione in Serie C (nel 2009), l`Avellino subì un fallimento totale. E pochi anni dopo, un altro. Questi eventi minano in parte la passione, non tanto l`affetto per la squadra, quanto la fiducia nel sistema. Lo stesso sentimento si è riproposto con il fallimento della Scandone.»

E la gioia più grande?

«Tutte le vittorie conquistate all`ultimo respiro. Ricordo quando la Scandone passò dalla A2 alla A1: ero in trasferta a seguire la partita, vinta grazie a un tiro da tre punti di Capone da metà campo all`ultimo secondo. Similmente, la promozione in Serie B dell`Avellino, decisa da un gol all`ultimo secondo di Rivaldo (non il celebre calciatore, ride ndr) contro il Foggia. Purtroppo, ho vissuto molti anni di Serie B e Serie C. Spero vivamente che presto la mia più grande gioia sia poter festeggiare l`Avellino in Serie A.»

Potendo scegliere tra vincere la maratona di New York o riempire il Madison Square Garden, cosa preferiresti?

«Con tutto il rispetto per il mondo della corsa e per l`immortalità che significherebbe vincere una maratona, credo che riempire il Madison Square Garden sia un`impresa quasi irrealizzabile, un sogno per pochi eletti. Sarebbe il coronamento più magnifico. Dopo un tale successo, ci si potrebbe tranquillamente ritirare in campagna a coltivare pomodori.»

By Lorenzo Valli

Lorenzo Valli abita a Bologna e si dedica alle notizie sportive italiane. Specializzato in volley e automobilismo, sa unire dati e emozioni nei suoi articoli.

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