Sab. Nov 15th, 2025

Josip Ilicic: Un Viaggio Tra Luce e Ombra nel Mondo del Calcio

Adattato da un`intervista originale

L`attaccante sloveno: “A Bergamo è stato amore, stavamo riscrivendo la storia. Gasperini mi ha fatto superare ogni limite, tra un allenamento e l`altro vomitavo”

Josip Ilicic in campo

Josip Ilicic si confida, con pause eloquenti e sguardi che rivelano più delle parole. Per la prima volta, apre uno squarcio sul periodo buio che ha vissuto, da una piccola stanza dello stadio Bonifika di Capodistria, la città dove, a 37 anni, ha deciso di ripartire nel campionato sloveno.

Un video mostra Mario Balotelli al Festival dello Sport di Trento 2025, dove ha rivelato il suo sogno prima del ritiro. (Nota: Il video player originale è stato rimosso per aderenza alle istruzioni sulla rimozione di elementi pubblicitari).

Josip, non hai intenzione di smettere, vero?

“In realtà, ci ho pensato. Ma conosco il direttore e il presidente da un quarto di secolo. Quando mi hanno chiesto una mano, ho accettato subito. Finché mi sento bene fisicamente, voglio godermela.”

Quindi, chiuderai la carriera in Slovenia?

“Sì, è la terra che mi ha dato il pane. Sono nato in Bosnia, ma non ricordo nulla. Mio padre è mancato quando avevo solo un anno e mezzo. Sono cresciuto con mio fratello e mia madre, che mi ha insegnato a lottare. I miei tiri, il mio sinistro, sono nati per strada.”

Il Palermo fu il primo a notarti.

“Il direttore sportivo del Maribor mi convocò nel suo ufficio dopo la partita d`andata in Slovenia. ‘Ti abbiamo venduto’, mi disse. ‘Dove?’, chiesi io. ‘Non possiamo dirti nulla’. Non sapevo cosa riferire a mia moglie. Si vociferava del Napoli. Mi diede il contratto da firmare due giorni prima del ritorno. C’era la bandiera del Palermo. ‘E se segno?’. Alla fine, feci gol e non esultai.”

Josip Ilicic in azione con la maglia del Palermo

Sabatini definì la tua “tristezza biologica” come una caratteristica che lo colpì.

“Da fuori posso sembrare assopito, a Bergamo mi chiamavano ‘la nonna’, ma detesto perdere. Lo ripeto anche alle mie figlie. Più mi tormenti, più mi offendi, più divento forte. Entro in campo e ti mostro chi sono. Non mi sono mai tirato indietro.”

A Palermo, l`inizio fu brillante.

“Avevo un grande protettore: il presidente Zamparini. Era innamorato del mio calcio, come di quello di Pastore, Miccoli, giocatori che hanno sempre mostrato qualcosa di speciale. Mi proteggeva. Quando le cose non andavano, mi invitava a casa, mi faceva venire con un aereo privato e mi diceva di aver trovato l’allenatore giusto per me. Un mese dopo, lo aveva già esonerato. Con quella squadra avremmo potuto ottenere molto di più.”

Come furono gli anni a Firenze?

“Complicati. Mi dispiace dirlo, ma con i fiorentini ho chiuso. Mi hanno sempre criticato basandosi sul mio costo, ma in quattro anni sono stato due volte il miglior marcatore e il miglior assistman. Ero scarso? Davvero? Siamo arrivati quarti e non era abbastanza. Abbiamo giocato una semifinale di Europa League… e non bastava. Anche lì resta il rimpianto di aver perso una finale di coppa. Detto questo, ho ancora casa a Firenze, una città fantastica. Ogni tanto la mia famiglia ci va.”

Josip Ilicic con la maglia della Fiorentina

Come si concretizzò l`arrivo all`Atalanta?

“Avevo già un accordo con la Sampdoria, ma il giorno prima delle visite mediche mi chiamò Gasperini. ‘Vieni a giocare per me?’, mi chiese. ‘Mister, vado a Genova, non posso’. ‘Ti chiamerà Sartori, tranquillo’. Quando gli dissi quanto avrei guadagnato, lui mi rispose ‘E allora? Che problema c’è?’. Lì ho scoperto cosa significa fare un ritiro con Gasperini.”

Ci racconti la sua preparazione.

“Tra un allenamento e l’altro non riesci a dormire: le gambe pulsano, sei esausto, ti viene da vomitare. Ma ti entra nella testa come nessun altro. Se superi il test del ritiro, ovvero tre settimane di doppie sedute e corse nei boschi, allora capisci. Quante partite abbiamo ribaltato grazie a quella preparazione fisica? Noi reggevamo 90 minuti, gli altri al 60° erano sfiniti. Ogni tanto con Gasperini c’erano discussioni, ma quando ci si vuole bene, si litiga.”

Cos`è stata quell`Atalanta?

“Due anni fa ho incontrato Paratici a Londra. Mi disse che avevamo un attacco da scudetto. Lì ho compreso tutto. Io, il Papu, Muriel, Pasalic… avremmo potuto giocare ad occhi chiusi e avremmo comunque segnato. Ciò che abbiamo fatto noi non l’ha fatto nessuno. Eravamo forti, magici. Due gol ad Anfield, cinque al Milan, cinque al Parma. A quel gruppo è mancato un trofeo. Abbiamo disputato due finali di Coppa Italia, ma quella del 2019 è come se non l’avessi giocata.”

La mano di Bastos la fa ancora arrabbiare?

“Non ho mai visto Percassi così furioso. Mai. Era rigore ed espulsione. Ho perso 4 finali, ma quella resta la peggiore.”

Josip Ilicic deluso durante una partita dell’Atalanta

Arriviamo a Valencia-Atalanta. La notte più bella della sua vita con quattro gol in Champions, prima del buio.

“Molti mi chiedono: ‘Se non fosse successo quello che è successo, il Covid, la depressione e tutto il resto, dove saresti arrivato?’. Non lo so, ma saremmo arrivati in finale di Champions. Ero in uno stato di forma mai visto e non avevamo paura di nessuno. Arriva il Real? Ok, ma dimostra di essere più bravo di noi. Questo era il nostro pensiero. E l’Atalanta, a Valencia, ha cambiato la storia del calcio. Siamo diventati un esempio. E nel frattempo il mondo iniziava a fermarsi, spegnendo la luce…”

E anche lei. Ha mai pensato di non farcela?

“Di cose private non parlo. Mi hanno offerto soldi per raccontare la mia storia, ma i dettagli li tengo per me.”

Come mai si ammalò?

“Non sapevo se sarei tornato a giocare, e quando sei chiuso in casa allora inizi a pensare. Sono stato 42 giorni a Bergamo senza la mia famiglia. Ho sofferto. I soldi, i contratti, non mi importava più di nulla. Non stavo bene. E le voci su mia moglie mi addoloravano.”

Josip Ilicic e il Papu Gomez, simboli dell’Atalanta

Dicevano che lei fosse stato tradito.

“Niente di più falso. Ma si può pensare che avrei trovato mia moglie con un altro? Ha ricevuto insulti incredibili.”

Perché non smentì?

“Mi avrebbero chiesto cosa avessi, come mai non fossi più io. Ma i familiari, gli amici e i compagni conoscevano la verità.”

Come mai misero in giro quella voce?

“Perché ero al top, e di me non si sapeva nulla. Qualcosa doveva emergere. Alla fine, sono tornato a casa. In Slovenia era come se il Covid non ci fosse, mentre a Bergamo sfilavano le bare nei camion. Un’immagine tremenda. Io tra l’altro qualche anno prima avevo vissuto il dramma di Astori, con cui giocai anni alla Fiorentina. Mi ha segnato profondamente.”

Gasperini, raccontando il suo calvario, si è commosso. Che effetto le ha fatto?

“Ti fa capire com’ero e come stavo. E chi eravamo noi due, insieme. Non posso dimenticare ciò che ha fatto per me. Nel 2018 fui ricoverato in ospedale per un’infezione. Avevo paura di non svegliarmi. Lui dopo una settimana mi disse ‘Josip, alzati che dobbiamo giocare’. ‘Mister, non sto in piedi’. ‘Non mi interessa, stai in campo’. Lo fece anche a Valencia. Dopo il terzo gol chiesi il cambio, lui mi ignorò e segnai il quarto. Mi ha spinto oltre i limiti che pensavo di avere.”

Sempre Gasperini disse che nel 2020 lei era da Pallone d’Oro.

“Cosa posso dire? Non parlo mai di me, però ero in gran forma. Non so se fossi da Real Madrid, ma nel 2010, a Palermo, misi piede in palestra per la prima volta. Magari se l’avessi fatto già a 17 anni…”

L’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini con Josip Ilicic

Quante squadre la cercarono?

“Con il Napoli era fatta, parlai con Ancelotti, poi Percassi bloccò tutto. Mi chiamarono anche Milan e Bologna, con il povero Mihajlovic. Ma non me ne lamento: meglio essere protagonista a Bergamo che uno dei tanti in una cosiddetta big.”

Perché lasciò l`Atalanta?

“Colpa dei tendini. L’alternarsi di salite e discese di peso fu terribile. Non ero più come prima. Provai iniezioni, cure, ma niente. Nel 2022 Monchi mi chiamò a Siviglia per due anni e mezzo di contratto, ma gli dissi che non ce la facevo più a reggere certi ritmi. Alla fine, sono tornato a Maribor.”

Quando ha salutato Bergamo ha pianto?

“Ero triste, ma allo stesso tempo felice di tornare a casa dopo 12 anni. Nel 2023, quando i tifosi sono venuti a trovarmi a Maribor, mi sono commosso. Quando ti avvicini alla fine della carriera inizi a capire cosa hai realizzato.”

C’è stato un momento in cui ha pensato: “A Bergamo sono stato amato come pochi”?

“Quando sono andato a vedere Atalanta-Real Madrid, nel 2024. Pensavo che la gente si fosse dimenticata, e invece i tifosi cantavano. Me lo disse anche Modric. ‘Non stavi giocando, ma lo stadio era tutto per te’. Con quel gruppo ci sentiamo ancora, anche se siamo sparsi per il mondo. Ci è mancato un trofeo, ma sono felice di aver visto l’Atalanta vincere l’Europa League del 2024. Quando avrò più tempo mi farebbe piacere rivedere tutti. Abbiamo fatto cose folli. Davvero folli…”

By Lorenzo Valli

Lorenzo Valli abita a Bologna e si dedica alle notizie sportive italiane. Specializzato in volley e automobilismo, sa unire dati e emozioni nei suoi articoli.

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