Mer. Ott 8th, 2025

Mario Fioretti: Dalla Storica Permanenza all’Olimpia alla Nuova Avventura da Capoallenatore a Tortona

Lo storico assistente, a 52 anni, inizia il suo percorso da capoallenatore a Tortona: “Ho iniziato a Indiana con Bobby Knight. Tutto cominciò dopo due colloqui che credevo fossero andati male…”

Il campionato di Serie A inizia con un incontro significativo. L`Olimpia Milano si trova di fronte a un “caro avversario”, Mario Fioretti, che quest`estate ha lasciato Milano dopo 22 anni come assistente allenatore. Dopo aver attraversato innumerevoli ere e aver personificato l`anima del club, ora accetta i riflettori – che ha sempre evitato – come capoallenatore di Tortona, un club ambizioso che lo ha posto al timone nell`anno dell`inaugurazione della sua avveniristica nuova arena.

Mario Fioretti e Ettore Messina durante una partita
Ettore Messina, Mario Fioretti durante una partita di Eurolega tra EA7 Emporio Armani Olimpia Milano e Valencia Basket (Milano, 09/11/2023).

Un ricordo ci riporta a quando Armani portò l`Olimpia Milano alla vittoria in Italia contro Siena.

Originario di Bergamo e laureato in economia, Fioretti è arrivato all`Olimpia nel 2003, iniziando dal settore giovanile. Nel corso della sua permanenza, ha festeggiato sei scudetti, quattro Coppe Italia, cinque Supercoppe e ha raggiunto le Final Four di EuroLega nel 2021. In oltre 1300 partite in panchina, ha collaborato con stimati allenatori come Attilio Caja, Lino Lardo, Sasha Djordjevic, Zare Markovski, Piero Bucchi, Dan Peterson, Sergio Scariolo, Luca Banchi, Jasmin Repesa, Simone Pianigiani ed Ettore Messina.

Mario Fioretti ricorda il suo primo giorno all`Olimpia.

“Prima del mio primo giorno vero e proprio: avevo fatto un colloquio con Attilio Caja all`allora PalaLido, e mi sembrò di essere andato piuttosto male; Attilio non era contento di alcune mie risposte. Poi, anche un colloquio in via Caltanisetta con l`allora GM Gino Natali non mi sembrò andar molto bene, perché mi parlò della difficoltà di un lavoro del genere per me. Invece, dopo un paio di giorni, mentre ero a casa dei miei suoceri, mi arrivò la telefonata per dirmi che mi avevano preso: non mi sembrava vero.”

Mario Fioretti e Attilio Caja in campo
Mario Fioretti e Attilio Caja durante i PlayOff di LBA Lega Basket Serie A tra Virtus Segafredo Bologna e EA7 Emporio Armani Milano (Bologna, 14/06/2023).

La parte meno nota delle sue origini da allenatore precede l`Olimpia: una stagione in Indiana alla corte di Bobby Knight.

“Era il 1999. Ho avuto la fortuna di avere un vicino di casa che aveva fatto un dottorato in fisica in Indiana. Io stavo terminando i miei studi e volevo che la pallacanestro diventasse il mio futuro. Avevo questa “malattia” per il college basketball e fui abbastanza fortunato da trovare un contatto per inviare un fax, a cui onestamente non pensavo nessuno avrebbe risposto. Invece, dopo qualche giorno, mi rispose Knight in persona, invitandomi ad essere ospite quella stagione: ero presente a tutte le partite in casa, mi portavano con loro nelle trasferte più vicine e vidi da vicino per tutto l`anno un gigante, oltre alle Final Four che si tenevano a Indianapolis. Poi ci fu un seguito, perché mi mandò ovunque volessi per migliorare ulteriormente; ho visitato diverse squadre NCAA, allenatori che lavoravano in NBA e per almeno quattro estati consecutive ho lavorato ai suoi camp di miglioramento.”

A Milano ha vissuto la risalita da annate meno gloriose fino alle stelle.

“Siamo partiti da una gestione molto più ristretta, snella, in una struttura anche con poche possibilità: al primo anno non siamo andati ai playoff e c`era aria di chiusura. Erano anni di grandissima competizione, il basket italiano nel 2004 esprimeva tre squadre tra le prime otto d`Europa e due alle Final Four, un livello veramente alto in cui cercavamo di inserirci: già al mio secondo anno abbiamo perso una finale molto tirata, ma c`è stato da aspettare il 2014 per vincere il primo scudetto. Nel frattempo, il passaggio dal Palalido al Forum con una zona tutta Olimpia, l`arrivo di Messina e la voglia di puntare sempre più in alto non solo a livello nazionale ma fino a sfiorare la finale di EuroLega per un canestro, e poi l`anno successivo la serie giocata alla pari con l`Efes.”

Mario Fioretti con Gregg Popovich
Gregg Popovich e Mario Fioretti durante una partita di LBA Legabasket Serie A (Milano, 31/08/2022).

Cosa ricorda dell`ingresso di Giorgio Armani?

“Già il 2004 fu un salto epocale. Passammo da una situazione in cui non riuscimmo nemmeno a fare i playoff fino ad arrivare a sfiorare lo scudetto, con acquisti di un certo tipo, una struttura molto migliorata e l`ingresso di due soci importanti come Milan e Inter: il dottor Galliani spingeva fortissimo da grande tifoso. Armani era sponsor, si sentiva già da allora la sua forte volontà e quella di Leo Dell`Orco di aiutare l`Olimpia.”

Un aneddoto che le piace ricordare di Giorgio Armani.

“La prima volta che l`ho visto di persona da vicino, quando andammo a fare il servizio fotografico nel 2004 presso i loro uffici, ho avuto una sensazione forte: quando entrò nella stanza con la segretaria che lo seguiva e le persone attorno a lui, si percepivano una presenza e un carisma che faccio fatica a spiegare. E poi ricordo quella volta, dopo la semifinale di Coppa Italia 2012, in cui siamo usciti per un soffio con Siena, una delle sconfitte più brucianti, che venne nello spogliatoio per esprimerci la sua vicinanza.”

In generale, una cartolina di questi 22 anni all`Olimpia.

“Se devo scegliere un momento, dico il primo scudetto, nel 2014. Fu anche una liberazione, dopo averlo sognato a lungo ed essersi spremuti, nel mio caso, per 11 anni per arrivarci. Ma non dico gara-7, penso più alla vittoria a Siena in gara-6, quando finimmo sotto e tornammo a Milano per giocarci la bella, e ci riuscimmo su un campo tosto con un canestro all`ultimo secondo. Tutto il percorso per arrivarci in quei playoff non era stato per niente facile.”

Mario Fioretti in panchina con l`Olimpia Milano
Mario Fioretti in panchina durante una partita dell`EA7 Emporio Armani Olimpia Milano (Milano, 13/04/2025).

Un rimpianto in questi 22 anni?

“Onestamente, quella partita col Barcellona alle Final Four 2021: bastava un canestro non subito o un canestro fatto e saremmo andati in finale. Tante altre cose sognate si sono realizzate, vincere l`EuroLega no, non ci sono riuscito: resta un rimpianto.”

Era tra quelli con maggiore anzianità nel club, sentendo la responsabilità di trasmettere lo spirito Olimpia. Cosa significa?

“In primis, l`impegno e la dedizione. E poi la qualità di quello che si fa, cercare di dare il meglio di sé ogni giorno: è come dovrebbe funzionare la vita di ognuno anche a livello personale, aver voglia di far fruttare al meglio il proprio lavoro.”

L`esperienza più bella da allenatore?

“Lavorare per la Nazionale, dal 2011 con Pianigiani al 2017 con Messina, resta la cosa di maggior responsabilità e più toccante a livello professionale. A livello personale, invece, la cosa più emozionante rimane quando un giocatore torna a farsi sentire e ci tiene a curare un rapporto dopo aver lavorato insieme.”

Mario Fioretti a bordo campo
Mario Fioretti durante una partita di LBA Legabasket Serie A (Varese, 17/12/2023).

A proposito della Nazionale, come vede l`era di Banchi, con cui ha lavorato due anni?

“Sicuramente in positivo. Sono il primo tifoso; ho fatto sette anni lì dentro con grande orgoglio ma anche grandi sacrifici: per chi fa una vita come la nostra e sceglie d`estate di mettersi in pista per la Nazionale, ti resta un attaccamento forte, che sento. Sono sicuro che Luca sia la persona adatta per l`approccio che ha all`allenare.”

Dan Peterson, forse più di tutti, quando tornò nel 2011 ad allenare l`Olimpia, le diede i riflettori definendola “il nostro Spielberg”.

“Lo dico sempre, `Coach` è uno di quei grandi personaggi che sa valorizzare i propri collaboratori oltre le loro reali qualità: mi ha dato un po` più di rilevanza ed esposizione di quello che meritavo. La ragione di quel soprannome era che l`aveva colpito il fatto che con poche clip riuscissi a dare una fotografia di una squadra, di una situazione.”

Al di là della manciata di partite già vissute da capo allenatore, com`è debuttare da head coach a 52 anni?

“Nei sei anni di doppio impegno a Milano con le giovanili fino a diventarne responsabile, ho imparato, come serve in un ruolo di responsabilità, a passare da un impegno all`altro riuscendo a staccare la testa, a essere settoriale, a concentrarsi su una cosa adesso e già tra due secondi su un`altra con lo stesso livello di concentrazione. Oggi vivo questo passaggio con emozione e senso di responsabilità per le persone che mi hanno dato questa opportunità: per la società in cui ero, l`attaccamento che avevo e il ruolo che ricoprivo, non era facile mettere sul piatto della bilancia qualcosa che mi facesse pensare di andarmene. Sono contento sia arrivato questo momento, avrei potuto farlo prima, qualche occasione c`è stata, ma va bene così.”

Mario Fioretti come capoallenatore a Tortona
Mario Fioretti durante un`amichevole della Bertram Derthona Tortona Basket (Tortona, 18/09/2025).

Perché la scelta di questo salto proprio ora?

“Perché per me è il momento giusto e professionalmente trovo una società di primissimo livello con persone di un certo tipo. Non è stato facile andare via dall`Olimpia; c`è stato un momento in cui ho pensato che la cosa bella potesse essere passare tutta la vita all`interno della stessa società: già 22 anni, se non è un record, penso ci vada vicino.”

E perché proprio Tortona?

“Prima di tutto per la proprietà e la società solida, l`idea di fare le cose in un certo modo, a partire dal dottor Gavio passando per Marco Picchi, tutte persone che ti fanno venire voglia di venire a lavorare per loro. Lavorare con Gianmaria Vacirca, con cui ho collaborato per due anni, è stata una garanzia in più per me. In seconda battuta mi hanno colpito le strutture e il posto in cui lavorare: le persone malate di pallacanestro come me farebbero basket anche in una cantina e sono contente anche quando vedono un canestrino dietro una casa, ma quando arrivi in una struttura come la Cittadella, così avveniristica e funzionale per il panorama italiano, ti fa pensare quanto sarebbe bello lavorarci.”

Cosa le fa strano nel nuovo ruolo?

“Mi trovo a dover delegare cose che un tempo facevo io; ci sono cose che facevo io che adesso fa qualcun altro. Avevo un altro ruolo fino all`altro giorno e ora mi trovo ad avere altre persone che hanno il ruolo che ho avuto io per anni. E poi ci sono le esposizioni mediatiche come questa, che da un lato fanno piacere, dall`altra mi fanno chiedere se sia la cosa giusta.”

Mario Fioretti e Ettore Messina a bordo campo
Mario Fioretti e Ettore Messina durante un`amichevole tra EA7 Emporio Armani Olimpia Milano e Bertram Derthona Tortona Basket (Vigevano, 10/09/2025).

Cosa le piacerebbe portare dell`anima Olimpia a Tortona?

“Far parlare i fatti e creare un gruppo di lavoro come quello che ho la fortuna di avere, in cui ci si preoccupa di fare, e fare bene, e trasmetterlo a tutte le persone vicine alla squadra. Arrivando qui, ci si rende subito conto che le persone all`interno della società vogliono il bene del Derthona Basket e sanno benissimo che ci vuole tanto impegno, dedizione, competenza. Nei migliori gruppi di lavoro con cui ho lavorato in passato c`erano queste qualità.”

E cosa le piacerebbe portare di Mario Fioretti a Tortona?

“La cosa che muove tutto, la passione in primis. E l`onestà.”

Chi vince lo scudetto?

“Il livello si è alzato, ci sono più società che possono contendersi il titolo, però ancora una volta Milano e Bologna, a livello di roster, sono superiori alle altre, le due più forti. La cosa bella è che ci sono almeno sei-sette squadre dietro, con in primis Venezia e Trieste che hanno un valore assoluto davvero alto. Il campo dirà dove si colloca Tortona.”

By Lorenzo Valli

Lorenzo Valli abita a Bologna e si dedica alle notizie sportive italiane. Specializzato in volley e automobilismo, sa unire dati e emozioni nei suoi articoli.

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