Il Ministro dell`Interno, Matteo Piantedosi, ha rilanciato l`idea di implementare sistemi di riconoscimento facciale negli stadi. L`obiettivo principale è contrastare i reati commessi all`interno degli impianti sportivi, con un focus particolare sullo spaccio di sostanze stupefacenti, che, secondo il Ministro, ha trasformato le curve delle principali aree metropolitane in veri e propri centri nevralgici di tale attività illecita.
Piantedosi ha evidenziato come l`uso di questa tecnologia sia attualmente limitato principalmente a esigenze di tipo giudiziario. Ha sottolineato la necessità per lo Stato di non trovarsi in una posizione di svantaggio competitivo rispetto alle organizzazioni criminali che operano in questi contesti.
La questione centrale verte sull`equilibrio tra il diritto alla privacy e le necessità di sicurezza pubblica. Sebbene a livello tecnico la tecnologia sia già disponibile e diversi grandi stadi italiani siano tecnicamente pronti all`implementazione, la sfida principale è di natura normativa. L`utilizzo di tali sistemi, anche se con una denominazione diversa da “riconoscimento facciale” per motivi legali, dovrà garantire che l`identificazione degli spettatori sia accessibile esclusivamente alle forze dell`ordine e non sia utilizzata per scopi diversi.
Questa limitazione è una condizione fondamentale posta dall`Autorità Garante per la Privacy per poter dare il via libera. I club sportivi, che in molti casi sono i soggetti chiamati ad adottare la tecnologia (anche se in presenza di stadi di proprietà), si sono dichiarati disponibili ad adeguarsi a tali requisiti per favorire l`introduzione di misure volte a migliorare la sicurezza negli stadi.