Il primo italiano a trionfare a Wimbledon si è mostrato più “italiano” che mai. Questa vittoria non è solo un titolo, ma una sorta di rivincita (metaforica) contro l`ingessato cerimoniale e le convenzioni delle élite. Finalmente liberato dalla pressione, specie dopo i recenti incontri con Alcaraz, Jannik Sinner ha scatenato il suo “Lato Italia”, quella parte passionale e irrefrenabile che ci contraddistingue. Quando partono le emozioni, noi italiani siamo spontanei e vivaci, celebrando con intensità tutto ciò che la vita offre e rifiutando di far passare inosservati i momenti felici. La vera novità è vederlo uscire dal suo consueto aplomb, mostrando una gioia più esuberante, sebbene con il temperamento tipico dell`Alto Adige, dove le reazioni tendono a essere meno vulcaniche rispetto, ad esempio, a Napoli o Bologna.
Prima di questo successo a Wimbledon, la narrazione su Sinner tendeva spesso a sottolineare la sua compostezza, quasi un “germanismo”, un`etichetta che si affibbiava volentieri a un altoatesino per rimarcare, secondo certi stereotipi, una presunta minore “italianità”. Era come se alcune zone d`Italia fossero considerate meno autentiche se non incarnavano l`immagine più smodata e “scamiciata” del “trullalero&fantasia”, fatta di caroselli e festeggiamenti chiassosi. A prescindere da questo, Sinner vince talmente tanto che è sempre al centro dell`attenzione, anche quando non trionfa. Il rischio, a soli 23 anni, è la ripetitività nel raccontare le sue imprese, trovandosi a commentare e scrivere sempre sullo stesso registro.
Il “nostro” Wimbledon, però, ci ha riservato una sorpresa prodigiosa: ci ha mostrato un Sinner rinnovato, una versione “turbo” e più marcatamente tricolore. Abbiamo scoperto un personaggio più scanzonato e divertente, capace di ballare con la Swiatek e di sfoggiare un umorismo quasi alla Totò davanti alla duchessa, chiedendo con finta indecisione come appellare “sua altezza”. Un Sinner che si è dimostrato indifferente alle noiose beghe politiche (come quella tra Renzi e Abodi), apparendo per la prima volta leggero, spensierato, un po` fuori dalle righe, come uno studente esultante dopo un esame di laurea. Oltre a rompere il tabù della vittoria sull`erba londinese, Sinner ha infranto un secondo, inatteso stereotipo: ha dimostrato di sapersi “disunire” e lasciarsi andare a sonore risate nei momenti di pura gioia. Non è ancora l`iconico urlo di Tardelli, né la reazione di Cannavaro a Berlino, né la spensieratezza degli Abbagnale, ma i progressi sono evidenti e incoraggianti. Il “Sinner paisà” sta decisamente arrivando.