Mer. Lug 23rd, 2025

Sandro Veronesi: Tra l’Anima Bianconera e il Fenomeno Sinner

Lo scrittore Sandro Veronesi si confida sul suo legame con il calcio e il tennis, invocando un ritorno all`identità juventina e celebrando il futuro successo di Jannik Sinner.

Sandro Veronesi, originario di Firenze e cresciuto a Prato, si dichiara tifoso della Juventus. Un`affiliazione inusuale, considerando l`antipatia storica di fiorentini e toscani verso la Signora. Veronesi spiega che Prato, in quanto città con una storia di oppressione da parte di Firenze, ha sviluppato un antagonismo millenario: “Quando andavo alle elementari a Prato, negli anni Sessanta, la Fiorentina non era un`opzione: o Juve o Inter. Scelsi la Juventus dopo aver scoperto che la parola `Juventus` significa gioventù. La Juve di Cinesinho e Del Sol fu la prima di cui mi innamorai profondamente.”

Lo scrittore italiano Sandro Veronesi al Festival del Cinema di Venezia.

Lo scrittore Sandro Veronesi.

A Prato sono nati e cresciuti anche Paolo Rossi e Christian Vieri. Lei, essendo del `59 e Rossi del `56, l`ha mai incontrato da giovane?

“No, ma alcuni miei amici giocavano con lui alla Cattolica Virtus e parlavano molto bene di questo ragazzo che segnava tantissimi gol. A Prato ho avuto modo di conoscere Christian Vieri. Erano attaccanti opposti: i gol di Paolo sembravano miracoli, quelli di Vieri erano quasi attesi. Rossi era esile, ma che bordata quel secondo gol al Brasile nel 1982 in Spagna! Paolo era dotato di una tecnica straordinaria. Prato ha dato alla Juventus e alla Nazionale due centravanti eccezionali.”

Paolo Rossi esulta dopo un gol.

L`indimenticabile Paolo Rossi.

Chi è stato il suo primo juventino di riferimento?

“Roberto Bettega per l`eleganza del suo stile di gioco, ma ho deciso di farmi chiamare Sandro, anziché Alessandro come all`anagrafe, in omaggio a Sandro Salvadore, un grande difensore bianconero degli anni Sessanta e Settanta. Poi mi piaceva molto il tedesco Haller. Ricordo quel reparto d`attacco: Haller, Causio, Anastasi, Capello, Bettega. Anastasi si integrava perfettamente con Gigi Riva in Nazionale. Chissà come sarebbe finita a Messico `70 se un infortunio non ci avesse privato di Pietro Anastasi.”

Il suo preferito tra Platini, Del Piero e Baggio?

“Platini, per quel mix unico di bellezza tecnica e anticonformismo. Sembrava svogliato, la retorica della maglia sudata e dell`odore dell`erba non gli apparteneva affatto. Se dovessi scegliere tra Platini e Maradona, nove volte su dieci voterei Platini. Quando gli annullarono il gol a Tokyo nell`Intercontinentale, una decisione incomprensibile, si distese a terra con un`espressione disincantata: il massimo dell`essere `juventino` nel senso più nobile del termine. Maradona avrebbe strangolato l`arbitro. Michel aveva un`aura speciale, di vera nobiltà. Era molto amato dall`Avvocato, e noi seguivamo le preferenze di Gianni Agnelli. Voglio aggiungere un`altra cosa però: oggi il giocatore che più mi manca è Mandzukic.”

Mario Mandzukic in azione con la maglia della Juventus.

Mario Mandzukic, un giocatore straordinario.

Mario Mandzukic, il centravanti croato?

“Un giocatore straordinario e troppo spesso sottovalutato, capace di segnare una rovesciata al Real nella finale di Champions del 2017. Ci vorrebbe proprio ora, Mandzukic.”

Come e quando sono nati i problemi attuali della Juventus?

“Quando è iniziata l`ossessione sfrenata per la Champions League, un trofeo che non si può pianificare di vincere. Il PSG c`è riuscito quest`anno dopo anni e anni di tentativi. È stata deturpata la tradizione, cambiando persino il logo. Le iconiche strisce bianconere sono state bistrattate per conquistare il mercato americano, dove però le righe verticali bianche e nere sono indossate dagli arbitri di hockey. Sulle nostre strisce l`Italia si è divisa, tra amore e odio: se le si accantona, si disperde l`identità. La nostra maglia è quella di Platini, con le righe sottili e la scritta Ariston. Poi, tra Paratici e Marotta, è stato scelto Paratici, e questo spiega molte cose. Thiago Motta è stato un vero sicario calcistico. Siamo vittime di una malattia autoimmune. Cristiana Girelli è una vera `gobba marcia` e sta trascinando l`Italia femminile all`Europeo. Quando le nostre Nazionali vincono, c`è sempre un pezzo di Juventus. È accaduto nel 1982, nel 2006… Ora rischiamo di mancare il terzo Mondiale consecutivo. Detto questo, per me oggi il problema principale del calcio sono i procuratori con le loro mega-commissioni, delle vere `stecche` legalizzate.”

Il tennis è l`altra sua grande passione. Chi è cresciuto a pane e Panatta forse fatica a comprendere il gioco di Sinner. Cosa ne pensa?

“Aspetterei a dare un giudizio tecnico definitivo su Sinner. Non ha ancora completato il suo sviluppo, è un talento in continua evoluzione e ha uno staff di primissimo livello; il duo Cahill-Vagnozzi lo farà crescere ulteriormente. Alcaraz dovrà migliorare ancora molto per superarlo. Sinner ha preso il sopravvento grazie alla sua metodicità, e presto acquisirà una maggiore varietà di gioco. Contro alcuni avversari devi martellare con il ritmo, contro altri devi variare la tecnica: ce lo ha insegnato Federer. Sinner è un fenomeno sportivo naturale. Da bambino segnava una valanga di gol a calcio e sciava benissimo. Sarebbe diventato un grande sia nel calcio che nello sci. Ha scelto il tennis ed è diventato il numero uno. Maradona, invece, avrebbe potuto giocare solo a pallone.”

Può realizzare il Grande Slam, vincere i quattro trofei più importanti nello stesso anno?

“Il Grand Slam oggi richiede una continuità fisica difficilissima da raggiungere e mantenere. Vincerà tutti gli Slam, questo è certo, magari a cavallo di due stagioni. Ci ha già fatto vincere Wimbledon, cosa mai successa prima. Ci porterà tutti e quattro gli Slam. Cos`altro possiamo chiedergli di più per sbalordirci?”

È altoatesino, dunque un italiano lontano dai soliti stereotipi.

“Mi sembra una lettura superficiale. Abbiamo avuto altri campioni altoatesini, come Gustav Thoeni nello sci e Klaus Dibiasi nei tuffi. Sinner si inserisce perfettamente in questo solco. Attenzione a non cadere nella macchietta dell`italiano Pulcinella. Non siamo più solo `spaghetti, chitarra e mandolino`; l`idea dell`italiano estroso e indisciplinato è ormai datata. Nel tennis, ho visto John McEnroe, un americano: se gli toglievi la rabbia, gli sfilavi il genio. Ho visto Boris Becker, un tedesco anomalo, eppure uno dei più grandi di sempre. Ho visto un altro americano, Jimmy Connors: un `cialtrone`, ma vinceva.”

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By Davide Colonna

Davide Colonna risiede a Torino ed è un giornalista sportivo instancabile. Si occupa di tutto, dal basket alla scherma, con un occhio attento ai dettagli e alle storie degli atleti.

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