L`introduzione della “heat rule” nel circuito ATP è prevista per l`inizio del 2026, ma è importante sottolineare che non rappresenterà una soluzione definitiva, bensì un rimedio temporaneo alle crescenti sfide climatiche. Il dipartimento Rules & Competition, sotto la guida di Miro Bratoev, aveva già avviato le discussioni dopo l`evidente disparità con le normative WTA osservate a Cincinnati. La questione ha poi guadagnato visibilità mediatica a Shanghai, spingendo verso una decisione che dovrebbe essere formalizzata durante le Finals di Torino. L`obiettivo è definire una regola veramente efficace.
Attualmente, la pausa di dieci minuti tra il secondo e il terzo set nel circuito WTA è un primo passo, ma diverse atlete ritengono che non sia la soluzione ottimale, soprattutto a causa dello stress fisiologico aggravato dal contrasto termico tra il campo e gli ambienti chiusi. Tra le altre opzioni considerate per la regola attiva, si valutano l`estensione del tempo dello shot clock oltre gli attuali 25 secondi o l`allungamento dei cambi campo, anche se quest`ultima appare meno incisiva. Il criterio per attivare la “heat rule”, in linea con il tour femminile, dovrebbe basarsi su un indice che combina temperatura, umidità, vento e radiazione solare.
Le sfide di Shanghai e la riforma del calendario
L`intensa ondata di caldo registrata a Shanghai, sebbene possa sembrare un caso isolato, evidenzia una tendenza consolidata, in particolare nell`agosto nordamericano, con temperature e livelli di umidità in costante aumento. L`idea di riformare il calendario sportivo, spostando tornei in periodi climaticamente più favorevoli, si scontra con la realtà degli interessi economici. Gli US Open, ad esempio, non rinuncerebbero mai al weekend del Labour Day, cruciale per gli incassi. Analogamente, Tennis Australia e la LTA britannica non intendono perdere il loro predominio sui mesi di gennaio e giugno. La federazione francese, proprietaria del Masters 1000 di Parigi, si mostra più aperta al dialogo, ma il margine di manovra complessivo rimane esiguo.
I quattro tornei del Grande Slam rappresentano un ostacolo significativo anche per il dialogo avviato dai giocatori di punta. Questi ultimi hanno inviato una seconda lettera in estate, ribadendo i tre pilastri già anticipati ad aprile: una maggiore quota del montepremi, contributi per il welfare dei giocatori e modifiche alla governance del tennis. Su questo fronte, i giocatori hanno mostrato grande attivismo. In particolare, Jannik Sinner si è distinto per la sua proattività e disponibilità a livello sindacale, superando in questo senso anche Carlos Alcaraz. Anche Novak Djokovic ha partecipato alle discussioni, firmando la prima lettera ad aprile, sebbene negli ultimi tempi sembri aver raffreddato i rapporti con la PTPA (Professional Tennis Players Association), saltando alcuni incontri recenti. L`unica vera minaccia percepita dagli Slam, intenzionati a mantenere lo status quo, sembra essere la possibilità estrema di una rimozione dei punti ATP dai loro tornei.
Nel frattempo, il panorama tennistico continua a evolversi. L`ATP ha recentemente distribuito 18,3 milioni di dollari in profit sharing esentasse, con Jannik Sinner che ha guidato la classifica degli incassi con 1.333.770 dollari, una cifra paragonabile a quanto gli è rimasto, dopo le tasse del 45%, dalla vittoria agli Australian Open. Si profila inoltre un coinvolgimento più attivo del Public Investment Fund saudita. Un nuovo Masters 1000 in Arabia Saudita non dovrebbe debuttare prima del 2028, ma non sarà l`unica novità in arrivo. Per quanto riguarda la governance, l`unione dei sette principali attori del tennis mondiale rimane, per ora, un`aspirazione utopica. Tuttavia, si registrano segnali di avvicinamento tra ATP e ITF, con il possibile trasferimento imminente di una figura dirigenziale dall`una all`altra organizzazione. Con la WTA, invece, prosegue il lavoro per consolidare asset media, dati e sponsorizzazioni sotto l`egida di “Tennis Ventures”.